Oggi,
all'Orecchio Discreto, è il turno di Tiziano Ferro. Più precisamente
andremo a scoprire perchè abbia deciso di chiamare "Rosso Relativo" il
suo album d'esordio e sarà proprio lui a parlarcene, in questo pezzo
rimasto fuori dalla sua autobiografia "Trent'anni e una chiacchierata
con papà".
"Durante l'adolescenza soffrivo di bulimia e arrivai a pesare 111 chili. Naturalmente tutti mi scherzavano, a scuola, il che mi fece stare molto male e mi portò a chiudermi sempre più in me stesso: stavo sempre in camera mia e arrivai a saltare dei giorni di scuola per evitare di sentirmi mortificato. La mia vita sociale era pressochè inesistente. Era come se fossi un treno lanciato ad altissima velocità mentre i binari si sfaldavano irrimediabilmente sotto i miei piedi. Il mio solo rifugio, il mio porto sicuro, era la musica.
Una mattina Paola, non mia cugina ma la mia compagna di classe al Liceo Majorana di Latina, nonchè una delle mie pochissime amiche, decise fosse il suo turno di umiliarmi, nascondendomi i pantaloni mentre ero nell'ora di educazione fisica. Quando tornai negli spogliatoi, lei e un gruppo piuttosto numeroso di ragazzi e ragazze mi derisero come non ero mai stato deriso prima. In quel momento scattò una molla, in me, e trovai il coraggio che non avevo mai avuto prima. Presi Paola e la portai di forza in bagno, dove le riempii la faccia di delicate mazzate fino a farla sanguinare per bene. E quando il sangue scivolò fino al pavimento del bagno, composto da piastrelle di color verde muschio, notai che non era più di quel bel rosso vivo: diventò amaranto.
Allora capii che il rosso del sangue non è sempre uguale in assoluto, ma cambia relativamente al colore della superficie sulla quale scorre. "Rosso relativo". Da quel momento scelsi la via della musica e decisi che Paola sarebbe diventata il soggetto dell'omonima canzone, concedendole l'opportunità di contribuire al mi
o successo."
"Durante l'adolescenza soffrivo di bulimia e arrivai a pesare 111 chili. Naturalmente tutti mi scherzavano, a scuola, il che mi fece stare molto male e mi portò a chiudermi sempre più in me stesso: stavo sempre in camera mia e arrivai a saltare dei giorni di scuola per evitare di sentirmi mortificato. La mia vita sociale era pressochè inesistente. Era come se fossi un treno lanciato ad altissima velocità mentre i binari si sfaldavano irrimediabilmente sotto i miei piedi. Il mio solo rifugio, il mio porto sicuro, era la musica.
Una mattina Paola, non mia cugina ma la mia compagna di classe al Liceo Majorana di Latina, nonchè una delle mie pochissime amiche, decise fosse il suo turno di umiliarmi, nascondendomi i pantaloni mentre ero nell'ora di educazione fisica. Quando tornai negli spogliatoi, lei e un gruppo piuttosto numeroso di ragazzi e ragazze mi derisero come non ero mai stato deriso prima. In quel momento scattò una molla, in me, e trovai il coraggio che non avevo mai avuto prima. Presi Paola e la portai di forza in bagno, dove le riempii la faccia di delicate mazzate fino a farla sanguinare per bene. E quando il sangue scivolò fino al pavimento del bagno, composto da piastrelle di color verde muschio, notai che non era più di quel bel rosso vivo: diventò amaranto.
Allora capii che il rosso del sangue non è sempre uguale in assoluto, ma cambia relativamente al colore della superficie sulla quale scorre. "Rosso relativo". Da quel momento scelsi la via della musica e decisi che Paola sarebbe diventata il soggetto dell'omonima canzone, concedendole l'opportunità di contribuire al mi
o successo."
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